Ad oggi è sempre più è nota l’importanza dell’alimentazione e la sua grande influenza sulla stato di salute. Molto spesso però, alcune scelte passano in secondo piano e non vengono messe in associazione come dovrebbero con sintomi e disagi che coinvolgono l’apparato digestivo, intestinale e non solo.
Qui sotto trovate un test di autovalutazione che restituisce un profilo di quanto siamo attenti alla nostra alimentazione e nello specifico all’assunzione di fibre.
ASSUMO PIETANZE A BASE DI CEREALI INTEGRALI E DERIVATI (pasta/riso/orzo/farro,ecc.):
a) una porzione al giorno o a pranzo o a cena (2)
b) una porzione al giorno sia a pranzo che a cena (3)
c) una porzione 2-3 volte a settimana (1)
d) mai o quasi mai (0)
ASSUMO LEGUMI (piselli, lenticchie, ceci, ecc.):
a) 2-3 volte a settimana (3)
b) 1 volta al giorno (2)
c) 1-2 volte al mese (1)
d) Mai o quasi mai (0)
ASSUMO VERDURA:
a) 2 o più volte al giorno (pranzo, cena, ecc.) (3)
b) 1 volta al giorno (a pranzo o a cena) (1)
c) Mai o quasi mai (0)
ASSUMO VERDURA:
a) 2 o più volte al giorno (pranzo, cena, ecc.) (3)
b) 1 volta al giorno (a pranzo o a cena) (1)
c) Mai o quasi mai (0)
Calcola il tuo punteggio totale sommando i punti riportati a fianco ad ognuna delle tue risposte.
PROFILO 1 (da 0 a 7 punti)
Nel tuo stile di vita alimentare c’è probabilmente qualcosa che non va, per raggiungere un buono stato di benessere intestinale occorre considerare che l’alimentazione è salute, ciò che mangiamo e beviamo ogni giorno, infatti, può aiutarci a prevenire numerose patologie così come può contribuire ad aggravare il sintomo. Esistono specifici alimenti tipo creali integrali, frutta, verdura, legumi che possono aiutarci a sentirci meglio, nonostante si viva in un mondo pieno di tentazioni culinarie.
PROFILO 2 (da 9 a 12 punti)
In base alle informazioni raccolte con questo breve test, sembra che tu segua un’alimentazione abbastanza corretta. Un adeguato apporto giornaliero di alimenti di origine vegetale sono assolutamente indispensabili per garantire un buono stato di salute intestinale.
Per definire un consumo appropriato di fibra, bisogna considerare che la sua aggiunta a una dieta comunque squilibrata, non avrà alcun effetto positivo. Quindi, il modo migliore per aumentare il contenuto in fibra è aumentare la proporzione di verdure, cereali integrali, frutta e di ridurre gradualmente la proporzione di zuccheri raffinati, grassi idrogenati e alimenti raffinati. L’abitudine di iniziare i pasti con un piatto di verdure crude, va promossa.
Nell’uscita precedente abbiamo parlato dei diversi gradi di emorroidi e dei fattori che possono peggiorare questa problematica. Oggi vediamo come l’alimentazione può venirci in aiuto con un’azione antinfiammatoria sui vasi sanguigni.
Lamponi, more, mirtilli (anche disidratati),ribes, ciliegie, fragole, cavolo rosso, uva, oltre ad essere preziosissime fonti di antociani (antiossidanti noti per l’azione antinfiammatoria), sono anche alimenti fonte di Rutina, come pure gli agrumi, le albicocche e il grano saraceno.
La rutina in sinergia con Antociani e Vitamina C migliora la circolazione sanguigna e protegge la salute dei vasi sanguigni, fortificando le pareti in caso di fragilità. I lamponi, in particolare, unitamente agli altri frutti di bosco, rinforzano l’elasticità degli stessi e, quindi, facilitano il cosiddetto «ritorno venoso», cioè il viaggio del sangue verso il cuore. Ecco che intervenire sulla tonicità dei vasi aiuta a sfiammare e quindi facilita il riassorbimento dei vasi congestionati.
Un’ulteriore sostanza nota per il suo elevato potere antiossidante e antinfiammatorio è la quercetina. Vari e numerosi sono gli studi che ne dimostrano la potenziale utilità nel trattamento e nella prevenzione di varie condizioni morbose e non.
Considerato che la stipsi è strettamente collegata alle emorroidi, è opportuno consumare alimenti ricchi di fibre reperibili nella frutta, nella verdura e nei cereali integrali. Un ulteriore vantaggio derivante dal consumo di fibre è il minor tempo di contatto tra massa fecale e la mucosa intestinale, ne risulta una riduzione della permanenza delle scorie nell’intestino e una minor irritazione della mucosa.
le fibre solubili contenute nelle mele, nelle arance, nelle radici di cicoria, nelle carote (negli ortaggi in generale), assorbono e trattengono acqua favorendo l’idratazione della massa fecale e la peristalsi intestinale;
Le fibre insolubili contenute prevalentemente nella crusca dei cereali integrali e nei legumi agiscono producendo un effetto meccanico di trascinamento. Ulteriori alimenti che conferiscono proprietà regolarizzante intestinale, rendendo più facile l’evacuazione grazie alla ricchezza in mucillagini sono, semi di lino, semi di psyllium, avena e orzo.
La fibra è talvolta paragonata a una scopa naturale, perché aiuta a trasportare ed eliminare dall’organismo i residui della digestione. Inoltre assorbe acqua, dando cosi volume al materiale alimentare ma certo l’elemento di gran lunga più importante è quello di “mangime” per il nostro MICROBIOTA cioè il complesso dei batteri che popolano il colon. Inoltre formando e appesantendo il materiale fecale che procede lungo il tratto intestinale, vengono stimolati i muscoli che accelerano l’eliminazione dei residui della digestione, riducendo la pressione sulle vene degli arti inferiori e sul basso intestino.
Le teorie che collegano il consumo di fibra alla prevenzione delle malattie di cui si è fatto cenno, suggeriscono che un transito veloce lungo l’intestino serva a eliminare le sostanze dannose dall’organismo prima che possano portare a conseguenze negative.
Avvertenza: nessuna delle informazioni riportate può essere interpretata come consiglio medico né vuole sostituirsi ad alcun tipo di terapia medica, farmacologica o psicologica. Il lettore si assume la responsabilità dell’uso delle informazioni fornite.
Avere un fegato e un intestino in equilibrio è il primo passo per attenuare i fastidiosi sintomi emorroidari e per assorbire correttamente nutrenti come vitamine, sali minerali, oligoelementi e non solo.
La visione olistica paragona le emorroidi a una valvola di emergenza per lo scarico delle scorie che il fegato non riesce a «lavorare». Infatti, una delle cause dell’indebolimento dei vasi è riconducibile al «sovraccarico» della vena porta che è un grosso tronco venoso che raccoglie il sangue proveniente dalla milza e dalla porzione sottodiaframmatica del tubo digerente per veicolarlo al fegato.
I libri di fisiopatologia insegnano che le emorroidi sono dilatazioni varicose delle vene dell’ano e del retto. A seconda del grado di progressione della patologia si differenziano in:
emorroidi di 1° grado, quando i vasi sono debolmente dilatati, non prolassano ma possono però sanguinare;
emorroidi di 2° grado, quando i vasi dilatati prolassano al di là del canale anale in seguito a sforzi eccessivi (evacuazione, gravidanza, parto, ecc.), con ritorno spontaneo;
emorroidi di 3° grado, nei casi in cui il prolasso da sforzo non rientra spontaneamente ma è ancora riducibile manualmente;
emorroidi di 4°grado, il prolasso avviene indipendentemente da qualsiasi sforzo ed è ormai irriducibile manualmente.
La progressione si verifica perché i tessuti che sostengono le vene si stirano e, come risultato, le vene si dilatano, le loro pareti divengono più sottili e sanguinano. Se la tensione e la pressione continuano, le vene indebolite prolassano. Nella maggior parte dei casi la malattia emorroidaria è caratterizzata dall’alternanza tra fasi acute e periodi di latenza, in cui il soggetto convive con la problematica senza averla in realtà risolta e che in qualsiasi momento può evolvere in crisi emorroidale.
Solitamente, i sintomi ad esse associati sono: prurito, ragadi, sanguinamento e dolore durante l’evacuazione, a tal proposito utile è avere ben chiari i fattori che ci rendono più predisposti a questa problematica o che la possono aggravare.
Debolezza generale delle pareti venose
Dieta povera di fibre e acqua
Stitichezza
Abuso di alcuni alimenti: cioccolato, caffè, carni suine, ecc.. caricano di super lavoro l’intestino e gli organi deputati alla digestione e alla depurazione (pancreas, fegato, cistifellea), limitando perciò l’efficienza circolatoria, con il risultato che il sangue fatica a defluire e tende a “stagnare”
Cibi raffinati, conservanti e l’eccesso di proteine animali (carini e latticini) rendono difficile le funzioni intestinali e a lungo andare creano disbiosi, con sintomi che vanno dalla stitichezza alla colite
Abuso di medicinali che depauperano la flora fisiologica benefica in particolare lassativi e antibiotici,
L’aumento di pressione pelvica nella donna, soprattutto durante la gravidanza ma anche in alcuni momenti del ciclo mestruale, costituisce un ulteriore fattore di predisposizione
Intolleranze alimentari, spesso non diagnosticate e perciò trascurate
Sedentarietà, il mancato movimento aggrava la situazione, contribuendo a rendere difficoltoso il ritorno venoso
Scarsa idratazione, rende ancor più dolorosa l’espulsione delle feci
Eccessi alimentari e «abbuffate»
Sport quali equitazione, motociclismo e ciclismo, poiché alla lunga possono indebolire le strutture di sostegno del canale anale.
In soggetti predisposti, alcuni cibi possono favorire la riacutizzazione dei sintomi e andrebbero quindi limitati, meglio se evitati. Gli alimenti sconsigliati che possono irritare le mucose sono: farine raffinate, alcolici e superalcolici, caffè, cioccolato e cacao, bibite gassate, cibi troppo salati (insaccati, formaggi …), aceto, spezie piccanti, cibi piccanti, carne rossa, fritture, frutti di mare, crostacei, melanzane, ravanelli.
Nella prossima uscita parleremo invece degli alimenti riequilibranti. Un’alimentazione antinfiammatoria serve a recuperare e a sfiammare vasi sanguigni e mucose. Se molto infiammate le emorroidi possono diventare molto dolorose e sanguinare causando dolore, disagio e fastidio.
Avvertenza: nessuna delle informazioni riportate può essere interpretata come consiglio medico né vuole sostituirsi ad alcun tipo di terapia medica, farmacologica o psicologica. Il lettore si assume la responsabilità dell’uso delle informazioni fornite.
Nelle uscite precedenti abbiamo parlato di emicrania e dei cibi che possono favorirla o contrastarla. Esistono però anche dei fattori più personali che possono dare origine a questo problema. Vediamo insieme quali sono e con quali strumenti possiamo gestirli.
Per alcuni soggetti l’emicrania, nella sua intima essenza, è riflesso di una grande energia emotiva che non si è integrata col resto della persona.
C’è chi «aggancia» le emozioni in una gabbia di razionalità, chi non si sente legittimato a provare quell’intensità, chi fin da bambino non si è abituato a lasciar loro spazio e le vive solo “dentro”, chi teme di perdere il controllo della situazione… Il sintomo spiega bene il conflitto interiore tra le due parti della sua testa: una che vorrebbe esprimere, l’altra che riesce a reprimere. Il primo passo per risolvere il problema, unitamente ad una corretta alimentazione, è comprendere che è necessario trovare un modo nuovo per esprimere le forti emozioni e per lasciarle defluire non solo all’esterno, ma anche dentro di sé.
Esprimi le emozioni forti
Lasciare che le emozioni emergano e si esprimano è una strada da sperimentare. Via libera al disegno libero, sì al ballo, alla corsa, sì alla commozione e alle lacrime. Concedersi ogni tanto anche qualche sfogo consapevole in pubblico (sempre nel rispetto di chi si ha di fronte) o di esprimere verbalmente la nostra contrarietà a qualcosa che ci viene imposto in fondo non è così catastrofico. Sono forme espressive che riducono la tensione interna e che possono diventare vantaggiose limitando le crisi dolorose.
Uno strumento semplice:
Annotare le emozioni «forti» è un valido aiuto per riconoscere il sentimento provato e favorire una loro migliore integrazione nel cervello e nell’organismo, riducendo la probabilità che si sfoghino nel sintomo.
Cerca di non abbandonarti totalmente ai farmaci
Combattere il sintomo “frontalmente”, cercando solo soluzioni farmacologiche e ignorando l’aspetto psicologico e lo stile di vita potrebbe innescare un circolo vizioso a sfavore del benessere. Migliorare almeno un po’ la situazione è una opzione percorribile.
Sfoga l’energia fisica, non è mai troppo tardi per iniziare
Un modo molto efficace per sottrarre energia all’emicrania da forti emozioni è fare un’attività fisica divertente e soddisfacente per chi la pratica così da sfogare gli inevitabili accumuli del quotidiano. Aiuta quindi fare attività fisica, purché sia qualcosa che appassiona molto. Per beneficiare degli effetti, la costanza è un requisito essenziale.
Avvertenza: nessuna delle informazioni riportate può essere interpretata come consiglio medico né vuole sostituirsi ad alcun tipo di terapia medica, farmacologica o psicologica. Il lettore si assume la responsabilità dell’uso delle informazioni fornite.
Nella precedente uscita abbiamo visto quali sono i cibi che possono innescare l’emicrania, ora vediamo invece quali sono gli alimenti che possono aiutarci a contrastare questo problema.
Sono così chiamati comunemente, anche se sarebbe più corretto, chiamarli «prataioli». Sono alimenti da prediligere perché contengono buone quantità di vitamine del gruppo B, che aiutano a regolarizzare l’attività delle cellule nervose, e anche minerali come potassio, zinco, magnesio, fosforo. Si possono assumere sia crudi che cotti. È preferibile mangiarli crudi, perché le vitamine preziose tendono a degradarsi in cottura. Possono pertanto essere affettati sottilmente e aggiunti in insalata.
La quantità ideale: una porzione 3/4 volte a settimana in insalata.
La ricetta: verdura a piacere, avocado tagliato a cubetti, funghi champignon, tonno
La pesantezza di stomaco è una delle «porte» che conducono all’emicrania. L’emicrania, infatti, dipende anche da problemi digestivi e a sua volta può provocarne, scatenando nausea e persino attacchi di vomito. L’avena in fiocchi è un alimento leggero, che sazia, nutre energizza ma non appesantisce la digestione. L’avena è un’ottima fonte di vitamine del gruppo B, importanti per la prevenzione diretta del mal di testa. Le vitamine del gruppo B, infatti, regolarizzano gli impulsi nervosi.I fiocchi d’avena sono l’alimento l’ideale per la colazione di chi è soggetto all’emicrania.
La quantità ideale: anche tutti i giorni, qualche cucchiaio abbondante nello yogurt oppure in una bevanda vegetale
Considerato che una delle cause dell’emicrania è la manifestazione di una carenza alimentare spesso legata al ferro e al magnesio, si consiglia di farne il pieno con semi di girasole, poiché ricchi di magnesio e con pistacchi, semi di zucca, lenticchie, fagioli poiché ricchi di ferro. Il magnesio porta a un rilassamento muscolare e neuronale che protegge dagli attacchi di emicrania causati dallo stato di tensione fisica quanto da quella psicologica. Il ferro trasporta l’ossigeno al cervello, la cui carenza può causare stanchezza e dolori alla testa. Le più comuni cause della mancanza di ferro sono legate a una alimentazione povera e scorretta, oltre a fattori ereditari o legati ad alcune condizioni, come la gravidanza o le mestruazioni.
L’impiego in cucina: i semi di zucca e girasole possono essere assunti quotidianamente in aggiunta alle verdure. I legumi possono essere assunti sotto forma di zuppe oppure anch’essi in abbinamento alla verdura e ai cereali
Lo zenzero ha proprietà riscaldanti e quindi dilatanti che combinate con le proprietà antinfiammatorie ed antidolorifiche lo rendono in grado di alleviare il mal di testa ed in particolare l’emicrania. In caso di emicrania, il consiglio è quindi di bere un decotto allo zenzero per alleviare il dolore. La maggior parte delle persone non sa che per ottenere i maggiori benefici antidolorifici dello zenzero bisogna prepararlo come decotto altrimenti non gode di tutti i benefici che questa radice può offrire.
La ricetta: per preparare il decotto di zenzero per una persona, occorre un pezzo di radice di circa 4-5 cm (meglio se biologico) e un litro di acqua. Lavatelo e tagliatelo a pezzettini sottili (o grattuggiatelo), mettere il tutto in una pentola con un litro d’acqua e fatelo bollire a fuoco basso per 30 minuti. Una volta spento, lasciatelo in infusione per 5 minuti, filtratelo e bevetelo nell’arco della giornata.
Avvertenza: nessuna delle informazioni riportate può essere interpretata come consiglio medico né vuole sostituirsi ad alcun tipo di terapia medica, farmacologica o psicologica. Il lettore si assume la responsabilità dell’uso delle informazioni fornite.
L’emicrania è una delle forme croniche di mal di testa più diffuse nella popolazione. Metà della testa che diventa pulsante, il dolore che aumenta se ti muovi, nausea o addirittura vomito e magari il bisogno di isolarti in un luogo tranquillo perché non sopporti la luce e i rumori: se soffri di emicrania è un copione che conosci bene. Quello che forse non sai è che alcuni cibi possono innescare la crisi: rispetto ad altre cefalee (come cefalea da sinusite, cefalea a grappolo, cefalea tensiva) l’emicrania può essere scatenata da determinati alimenti così come, seguendo un regime alimentare equilibrato, è possibile diminuire in maniera significativa tanto la frequenza quanto la durata.
CEFALEA DA SINUSITE: il dolore di norma dietro la fronte e/o gli zigomi
CEFALEA A GRAPPOLO: il dolore è dentro e intorno ad un occhio
CEFALEA TENSIVA: contrazione localizzata dei muscoli del collo che può diramarsi e manifestarsi anche frontalmente
EMICRANIA: dolore, nausea, variazioni visive
«Sono quelli che contengono istamina o che ne favoriscono la produzione da parte dell’organismo», spiega Antonio Maria Pasciuto, presidente dell’Associazione italiana di medicina ambiente e salute. «La maggioranza delle persone metabolizza questo mediatore chimico al meglio ma una certa percentuale lo fa poco o per nulla, per colpa di un’insufficiente produzione di diaminossidasi (DAO)», l’enzima che ha il compito di “neutralizzare” l’istamina e che studi scientifici hanno dimostrato essere carente nel maggior numero delle persone che soffrono di emicrania.
Se l’istamina si accumula nell’organismo, dà il via a una serie di fenomeni a carico dei vasi sanguigni che irrorano il cervello, scatenando il mal di testa. Proprio per questo, favorire la detossificazione e evitare i cibi a rischio può diventare la mossa vincente per mettere alle corde l’emicrania.
Ecco quali sono i cibi nemici dell’emicrania:
Salumi e insaccati: salsicce, würstel, prosciutto cotto e crudo, mortadella, bresaola possono favorire l’insorgere di emicrania «Se rimangono troppo a lungo in frigorifero o li conservi male, diventano ancora più a rischio perché durante la loro degradazione si forma ulteriore istamina», sottolinea il dottor Pasciuto.
Pesce in salamoia o in scatola: come tonno, sgombro, acciughe, sardine, aringhe e frutti di mare
Formaggi: soprattutto stagionati sia a pasta dura che molle e quelli fusi
Alcuni ortaggi: spinaci, melanzane, pomodori, patate e cavoli sono un concentrato di instamina
Alcuni frutti: banane, kiwi, agrumi, ananas e fragole contengono sostanze come la tiramina e la serotonina, che alterano il metabolismo del mediatore incriminato, oppure inducono l’organismo a produrre più istamina
Bevande fermentate: come il vino e la birra
Altri alimenti: arachidi, lievito di birra, cioccolato, alimenti in scatola, dadi per brodo, cola, estratto di lievito, alimenti che contengono solfiti.
È consigliato porre attenzione anche agli alimenti fonte di GLUTINE: frumento, farro, orzo, kamut, avena, segale e tutti gli alimenti derivati e preparati con le relative farine (pasta, pane, crackers, biscotti, ecc…).
Leggete attentamente le etichette dei cibi confezionati poiché tali farine ed il glutine sono utilizzati come addensanti per la preparazione di molti alimenti pronti (salse, budini, salumi, hamburger, besciamella, alimenti in scatola, bevande come cioccolata, birra, ecc…).
Il consiglio è di preferire cereali e pseudo cereali alternativi, preferibilmente integrali e senza glutine (quali miglio, quinoa, amaranto, grano saraceno, teff, ecc.) e alimenti preparati con le farine provenienti da questi, avendo cura di variare frequentemente la tipologia. Ricordiamo che le tossine, in qualità di sostanze irritanti, possono aggravare la crisi di emicrania, pertanto ideale è evitare gli alimenti che inquinano (intossicano) l’organismo. Il disturbo infatti, può dipendere da un sovraccarico del fegato.
Nella prossima uscita vedremo quali sono, al contrario, le tipologie di alimenti che possono aiutarci a contrastare questo problema.
Avvertenza: nessuna delle informazioni riportate può essere interpretata come consiglio medico né vuole sostituirsi ad alcun tipo di terapia medica, farmacologica o psicologica. Il lettore si assume la responsabilità dell’uso delle informazioni fornite.
RUBRICA “Il Tempio del BenESSERE” Dicembre – 3ª uscita
Il fegato è la ghiandola più grande del nostro corpo e ha un ruolo molto importante per il nostro metabolismo, svolge numerose funzioni utili alla digestione degli alimenti, alla difesa dell’organismo e all’eliminazione delle sostanze tossiche.
Un fegato pigro o intossicato influenza la salute dell’intero organismo, rallentando le funzioni principali come quelle intestinali, influendo negativamente sull’umore, sul peso e sulla salute della pelle e debilitando il sistema immunitario.
Attraverso un semplice test di autovaluzione possiamo indagare la salute del nostro fegato. Ecco come funziona:
Leggi i sintomi qui sotto e tieni a mente quanti di questi si manifestano da più di un mese con cadenza ripetuta, una, due o più volte a settimana.
pruriti persistenti
colorito del viso spento e giallastro
urine scure e feci chiare
alito cattivo
stanchezza cronica
sonno disturbato e non ristoratore
eczemi cutanei persistenti
Riconoscersi in uno o più sintomi potrebbe essere indice di un fegato stanco e affaticato.
Dopo un consulto con il proprio medico curante per escludere la presenza di patologie specifiche, potete iniziare un percorso che aiuti il vostro fegato a ritrovare l’equilibrio attraverso una corretta alimentazione e un’idratazione adeguata.
È risaputo che alimenti raffinati, oli, grassi, zuccheri, fritti, caffè e alcolici sovraccaricano la ghiandola epatica. Ci sono altri alimenti invece che sono in grado di sostenere il fegato nella sua attività di filtro: integrarli nella nostra alimentazione può essere un grande aiuto per la nostra salute in generale. Eccone alcuni: carota, radicchio, broccoli, zenzero, arance, mele, aglio, asparagi, carciofi, cavolfiori, curcuma e rucola.
nei cambi di stagione
dopo un periodo di eccessi alimentari o di farmaci
in presenza di sintomi cronici persistenti: alito pesante, patina sulla lingua, spossatezza, malesseri muscolari, pruriti, inestetismi cutanei
risvegli cronici tra l’una e le tre di notte
Durante la notte dopo un breve periodo di riposo, il fegato riprende la sua attività tra l’una e le tre di notte per preparare il corpo al risveglio mattutino.
Se tendi a svegliarti nel cuore della notte tra l’1 e le 3 potrebbe significare che l’attività del fegato è talmente intensa da disturbare e interrompere il sonno.
È probabile tu stia attraversando un periodo di stress o che tu abbia ceduto ad alcuni eccessi alimentari.
Mantenere il nostro fegato in salute quindi, può portare benefici anche al nostro riposo notturno e non solo. Altri beneficiari indiretti sono l’intestino, i reni e la pelle.
Scarica questa uscita del Tempio del BenESSERE con un approfondimento speciale sull’approccio olistico e i nostri suggerimenti per una dieta detox.
RUBRICA “Il Tempio del BenESSERE” – 5ª uscita
Prebiotici, probiotici, vitamine e antiossidanti, sono le sostanze che hanno una maggior azione nel favorire le rimozione delle scorie e nell’alleviare i sintomi generati da un sovraccarico di tossine.
Scopriamo insieme in quali alimenti possiamo trovarli.
Migliorano la composizione della flora batterica intestinale regolarizzando il transito intestinale e diminuendo il tempo di permanenza delle scorie nell’intestino.
Gli alimenti prebiotici e probiotici migliorano l’efficacia della mucosa intestinale, un potente filtro che se funziona bene, risulta permeabile ai nutrienti e frena il passaggio delle tossine.
Alimenti probiotici: kefir (d’acqua, di latte), crauti (verdure fermentate in generale), tempeh, yogurt
Alimenti fonte di fibre prebiotiche: cereali integrali, carciofi, cicoria, aglio
Sono numerose e hanno tantissime funzioni: in genere servono a sostenere i processi metabolici che avvengono nel corpo, compreso la rimozione delle scorie. Alcune hanno anche azione antiossidante disintossicante come la vitamina C.
Alimenti fonte di vitamina C: agrumi, kiwi, prezzemolo, fragole, broccoli, rucola
Tutti gli antiossidanti hanno in comune la medesima azione: neutralizzare i radicali liberi e le tossine che possono alterare il metabolismo delle cellule.
Le sostanze antiossidanti per eccellenza che sostengono il fegato sono: glutatione, selenio e clorofilla
Alimenti fonte di glutatione: asparagi, patate, carote, cipolle, spinaci, pomodori, aglio, pompelmi, mele, banane e meloni
Alimenti fonte di selenio: pesce fresco di piccola taglia (come sgombro, sardine, acciughe) noci del Brasile e riso integrale
Alimenti fonte di clorofilla: broccoli, spinaci, verza, prezzemolo, rucola, cicoria, cime di rapa e lattuga
Iniziare un pasto con vegetali a foglia verde apporta preziosi enzimi digestivi, vitamine, minerali, fibre ma anche clorofillla.
La clorofilla è un pigmento responsabile del colore verde dei vegetali dalle numerose proprietà:
Incrementare l’apporto di clorofilla è possibile aumentando il consumo dei vegetali di colore verde.
RUBRICA “Il Tempio del BenESSERE” Dicembre –1ª uscita
Prima di addentrarsi nella conoscenza approfondita degli alimenti dalle spiccate proprietà riequilibranti è importante aver chiaro come dovrebbe essere organizzata la distribuzione dei pasti nell’arco della giornata.
Al risveglio, per avviare i processi enzimatici che sono alla base delle reazioni biochimiche dell’organismo, si consiglia di bere succo di un limone in un bicchiere d’acqua tiepida, questa semplice azione ripetuta nel tempo favorisce la rimozione delle scorie. Funziona come una sorta di “doccia” interna. Il limone infatti favorisce la «pulizia» delle tossine, in particolare quelle che si accumulano nell’apparato digerente, ma non solo, e stimola inoltre il buon funzionamento degli “organi emuntori” (fegato in particolare).
Si tratta di una tecnica di depurazione molto semplice da seguire, basta solo un po’ di costanza e 5 minuti di tempo. I benefici progrediranno se al succo di limone saranno unite sane abitudini, quali:
• Il rispetto della distribuzione dei pasti nell’arco della giornata
• Un adeguato apporto idrico giornaliero
• Il sano movimento quotidiano
• L’integrazione di alimenti volti alla disintossicazione del corpo
I fastidiosi malesseri legati all’eccesso di tossine gradualmente si dissolveranno e abbandoneranno il corpo, facendo posto al benessere.
È il pasto più importante della giornata. L’organismo riceve i primi alimenti le cui sostanze contenute (vitamine, minerali, glucidi, lipidi….) daranno il via ad una serie di messaggi biochimici che coinvolgono tutti gli organi deputati alla digestione. I primi alimenti della giornata vanno quindi scelti con cura e consapevolezza.
Alla luce di ciò, saltare la colazione potrebbe indebolire i processi metabolici, mangiare alimenti «scadenti» favorirebbe l’accumulo di scorie, diversamente, consumare una sana colazione apporterebbe vantaggi per l’intero organismo.
Cosa mangiare quindi?
frutta, succo o estratto di verdura e frutta (70% verdura, 30% frutta);
carboidrati di qualità, ossia, cereali integrali (fiocchi avena integrali, grano saraceno, riso);
mandorle, anacardi, nocciole, noci;
yogurt o kefir, «yogurt» vegetale di soia, mandorla, cocco;
té, infusi (zenzero e limone) o bevanda vegetale.
A metà mattina per riequilibrare i livelli di glucosio ( la cui variazione potrebbe esprimersi con mancanza di lucidità, concentrazione o irritabilità) preferire frutta di stagione, accompagnata da noci, mandorle, nocciole o anacardi.
I cereali sono da preferire nella versione integrale o semintegrale. Via libera al consumo di verdure, preferibilmente di stagione. L’olio extravergine di oliva è il condimento ideale: contiene acido oleico che stimola la cistifellea e velocizza il processo digestivo.
I semi oleaginosi come noci, nocciole, mandorle e anacardi aiutano ad arrivare a cena con la giusta fame.
Questo dovrebbe essere il pasto più leggero della giornata. Renderlo il pasto principale va contro i naturali ritmi biologici e genera danni di cui la maggior parte delle persone non è consapevole. È luogo comune prestare maggiore attenzione a cosa si mangia piuttosto che all’orario in cui ci si mette a tavola, eppure, le secrezioni ormonali che attivano il metabolismo hanno una punta massima verso l’orario di pranzo e poi scendono; tutto quello che si assume dopo le ore 17 tende a «ingrassare» molto di più di quello che si mangia nelle ore a precedere. Si evince che il pasto serale dovrebbe saziare ma non appesantire.
Non è una missione impossibile. Buona norma è iniziare la cena con un pinzimonio di verdure crude, un vero e proprio concentrato di vitamine e enzimi che favoriscono la «pulizia» dell’organismo.
Nella precedente uscita della nostra rubrica abbiamo spiegato come, attraverso un semplice test, è possibile scoprire se nel nostro corpo si stanno accumulando delle scorie. Oggi vediamo insieme qual è la bussola degli alimenti che ci possono aiutare nella fase di disintossicazione.
Intestino, pelle e polmoni
Riso integrale, miglio, avena, quinoa, grano saraceno, mela, pera, kiwi, rapa, topinambur, aglio, porro, cipolla, carota, zucca, avocado, zenzero, semi di lino, chia.
Fegato
Orzo, carciofi, indivia, cicoria, cavolfiore, carota, broccoli, rafano, cren, mele, limoni, arance, uva, te verde, olio d’oliva, curcuma, noci.
Reni e vescica
Cetrioli, cipolle, mirtilli, fagioli azuchi, fagioli rossi.
Per facilitare l’eliminazione delle scorie e contemporaneamente l’integrazione degli alimenti suggeriti è necessario sostenere un adeguato apporto di liquidi durante la giornata.
Non c’è alimentazione sana che possa prescindere da una corretta idratazione. L’acqua svolge funzioni rimineralizzanti, regolatrici della fluidità del sangue, protettive delle mucose, regolatrici della pressione sanguigna, disintossicanti e molto altro.
Assumere un bicchiere d’acqua (inclusi infusi d’erba, tisane…) ogni ora sarebbe l’ideale.
È possibile calcolare quanti liquidi necessita il proprio organismo moltiplicando il peso corporeo per 30 ml, ad esempio per un adulto di 70 kg, dovrebbe bere all’incirca di 2.100 ml (70 x 30 ml).
Poco più di 2 litri è il quantitativo minimo di liquidi che dovrebbero essere assunti a piccoli sorsi nell’arco della giornata da un adulto di 70 kg. Chi pratica sport, chi è in sovrappeso, chi assume farmaci dovrebbe introdurre un quantitativo di liquidi minimo maggiore.
NOTA BENE
I latticini possono interferire con il processo di disintossicazione, in quanto si ritiene favoriscano i processi
infiammatori e la produzione di muco nell’organismo.
L’eccesso di zuccheri raffinati favoriscono l’infiammazione ostacolando e rallentando il processo di disintossicazione.
Nella prossima uscita vedremo alcuni consigli pratici sulla modalità di ripartizione del cibo nelle 24 ore per favorire l’eliminazione delle scorie.
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